CAPITOLO 1

Quella mattina era tutto insolitamente calmo. Sembrava che tutti i rumori, le sirene delle volanti, i fruscii dei computer, il parlottare degli impiegati e del personale, tutto fosse rinchiuso entro una invisibile aura di silenzio.
Così sembrava, a chi si trovava a passare in prossimità di quell'ufficio del terzo piano, in fondo al corridoio, nello storico palazzo della Questura; un vecchio edificio imponente, dalla facciata in mattoni, che sembrava dominare la scena sull'intera piazza.
In fondo a quel corridoio, dietro la porta chiusa, si sentiva solo il rumore degli scatoloni spostati. Carte, documenti, scartoffie, oggetti personali... dopo quattordici anni di onorato servizio, trascorsi a capo di una squadra di uomini fidati, il commissario Mario Boschi si preparava al trasferimento.
Così, a trentasei anni, una luminosa carriera alle spalle, il commissario Boschi aveva finalmente ottenuto ciò che da sempre desiderava: avrebbe potuto dirigere il “suo” commissariato, coordinare azioni con i “suoi” uomini, ottenere risultati per il bene di quello Stato del quale era onorato di far parte.
Ma erano tanti i pensieri che si affollavano nella testa del commissario, in quei giorni.
Azioni da compiere, una squadra fidata... non era forse ciò che aveva avuto per quattordici anni? Da quando, giovanissimo, nel corso di un'azione su un traffico internazionale di armi, aveva stupito il suo superiore pianificando una strategia che aveva permesso l'arresto dei due capi, noti trafficanti asiatici? Da quando, in seguito a quell'azione temeraria, aveva ottenuto una squadra di uomini motivati e pronti a tutto?
Ma Boschi è così. Una sfida nella sfida.
Rinnovarsi, migliorarsi, aggiornarsi di ora in ora, è per Boschi la parola d'ordine: ma la sua maestra, da sempre, è l'azione. Non crede alle tecnologie, segue il suo istinto; è questo che ha imparato, a suo tempo, dal suo diretto superiore, il vicecommissario Magnani. E si ferma, pensando a quel nome, a quella conoscenza fatta quattordici anni fa: “ Agente, sono il vicecommissario Achille Magnani, il suo diretto superiore. Per qualunque problema, qualunque cosa, a qualsiasi ora, faccia pure rapporto a me. Qui si troverà bene, siamo tutti orgogliosi servitori dello Stato.
E' buffo, a pensarci... il giovane Boschi prestava servizio, dedicando il tempo libero allo studio, fino al raggiungimento della laurea. E poi, superando i vari concorsi interni, eccolo commissario, sempre e solo con i suoi fidati colleghi, mai dietro una scrivania, sempre in prima linea.
Una carriera folgorante.
E' strano, per chi non conosce Mario Boschi, notare il contrasto tra il suo carattere schivo e riservato ed il suo lavoro, mai nelle retrovie. Ma di certo non è insolito per chi lo conosce bene.
Ad un tratto il commissario si scuote dai suoi pensieri e decide di andare a salutare una persona con la quale ha condiviso davvero tutto. L'unico che, ancora una volta, può aiutarlo “per qualunque cosa”, come quattordici anni fa.
Percorso il lungo corridoio, al termine del quale spicca il distributore del caffè, il commissario imbocca le scale a passo svelto. Al quarto piano, preso un altro lungo corridoio, raggiunge l'ultima porta in fondo, che dà sull'ufficio posto esattamente sopra al suo. Ad un tratto il commissario si ferma davanti ad un'altra porta aperta, posta quasi in fondo al corridoio: è la stanza del dottor Viani, il Capo di Gabinetto. Lui e Boschi si stimano reciprocamente da anni.
“Ciao Luciano, ci sono clienti?”
Clienti, nel gergo amichevole dei due funzionari, sono i visitatori a rapporto presso l'ufficio nel quale Boschi si appresta ad entrare.
“No Mario, oggi pochi clienti”.
Si salutano amichevolmente, si scambiano la promessa di un caffè più tardi, ma non al distributore, non è buono come quello del bar della piazza. E poi c'è quella barista che piace tanto a Viani...
Il commissario si appresta a bussare alla porta a vetri. A destra, sulla parete bianca, spicca la targa con il nome dell'occupante: “Dott. Achille Magnani – Questore”.

Ancora una volta si ricrea quell'atmosfera magica, di azione, che tanti successi ha portato. Perchè se è vero che Boschi ha avuto fin qui una luminosa carriera, anche l'ex vicecommissario Magnani non è stato da meno: la collaborazione, l'impegno, i successi conseguiti lo hanno portato al quarto piano, sulla poltrona più importante. Ma nulla è cambiato, la promessa di quattordici anni prima si è rinnovata e riproposta in queste settimane: il questore avrebbe voluto Boschi come vice, premiato per i risultati ottenuti, ma è sempre stato consapevole del fatto che mai e poi mai il commissario si sarebbe rinchiuso in un ufficio. E dunque ha fatto quanto ha potuto per accontentarlo, nascondendo l'enorme dispiacere che prova nel sapere che tra poco andrà via.
Lascia il Nord Italia, il commissario Boschi, per andare a dirigere un commissariato in quella città della costa abruzzese, così vicina a Pescara. Una grande spiaggia, tanti alberghi, un fast food, un bel cinema con tante sale ne fanno una città con molti svaghi per il tempo libero. Il questore sa che il commissario non potrà che fare bene, tuttavia non riesce a trattenere l'emozione: un nodo in gola e gli occhi lucidi riportano alla luce il forte legame che unisce l'allievo al primo maestro, l'orgoglio di un padre che ammira i successi del figlio, le speranze per quanto sarà...
Ma è tempo di salutarsi, il dovere chiama.
Si sciolgono dall'abbraccio, il commissario esce dall'ufficio, rapidamente ridiscende le scale e torna a sigillare scatoloni. Tra poco arriverà Enrico, il suo vecchio compagno di scuola ed amico di una vita, che ha messo su una ditta di trasporti e si è offerto di organizzargli il trasloco.

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